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“FelicitéThösz” è una composizione che i Magma presentano in concerto già dal 2009 e sulla quale Christian Vander aveva iniziato a lavorare diversi anni prima. Da sempre palestra per provare, abbellire, migliorare le creazioni del batterista fino a renderle “definitive”, anche in questa occasione il palcoscenico si è rivelato momento fondamentale. La band ha registrato l’opera in un tempo che sotto certi aspetti può essere considerato insolitamente breve rispetto ai suoi standard e di breve durata (circa trentatre minuti) è anche il cd che ne scaturisce. La composizione, unica, ma suddivisa in dieci tracce, può essere idealmente scissa in due parti. Nella prima, dopo un’apertura un po’ drammatica, troviamo dei Magma quasi inediti, che giocano molto con la melodia, con le voci in primissimo piano ed una straordinaria prova di Stella Vander in particolare. Emerge quell’anima soul che è sempre stata una componente importante della musica del gruppo, con lo spiritual, il gospel e l’esperienza della Tamla che diventano di nuovo un’influenza importante per Vander a quasi trentacinque anni di distanza dalla creazione di quella “Retrovision” che lanciò il Tamla-zeuhl, riproposto oggi in una “veste” differente. Troviamo così dei Magma più cristallini e fluidi, con il piano in evidenza ed una linearità ed una morbidezza che raramente si sono viste nella loro carriera. Eppure la musica riesce ad essere pienamente convincente e travolgente, grazie anche alla solita cura minuziosa (leggasi anche “maniacale”) di particolari, arrangiamenti e produzione. Esemplare è la quinta traccia “Tëha”, davvero sublime con l’ugola di Stella protagonista assoluta, che diventa quasi uno strumento aggiunto, a guidare il brano con un kobaiano più “musicale” del solito, tra melodie incantevoli e crescendo affascinanti. Dopo l’intermezzo rappresentato da “Ẁaahrz”, quattro minuti classicheggianti di solo piano, con un ispiratissimo Bruno Ruder a regalare meraviglie e a riprendere alcuni temi dell’opera, si passa alla seconda parte, che vede i Magma molto più vicini ad uno zeuhl classico. I ritmi si fanno più furiosi, la batteria sale in cattedra, Hervé Aknin accompagna Stella e Isabelle Feuillebois con la sua voce potente, ma non si perde mai di vista la melodia. Emblematica “Tsai!”, una vera e propria forza della natura, marziale, irruente e trascinante come certe opere corali russe, che precede “Öhst”, una sorta di canto improvvisato di Christian, e il finale “Zahrr”, che, similmente a quanto avveniva con “Ëmëhntëhtt-ré“, chiude l’opera con ritmi lentissimi, quasi funerei e in netto contrasto con quanto ascoltato fino a quel momento. C’è da dire che sembrano un po’ sacrificati, anche rispetto a quanto ascoltato negli spettacoli live, chitarra e xilofono, i cui timbri, salvo sporadiche occasioni, restano un po’ in ombra. Forse c’è meno “colore” di quanto era preventivabile, eppure tutto sembra al posto giusto e il piano un po’ accentratore di Ruder, similmente a quanto avveniva in “Wurdah Itah”, permette di mostrare l’importanza che la musica classica dell’Est Europa di inizio Novecento riveste tutt’oggi nella proposta dei Magma. A completare il cd c’è poi un’altra traccia, “Les hommes sont venus”, che sia per il titolo sia per la musica rimanda chiaramente all’album solista di Vander “Les cygnes et les corbeaux”, con poco più di quattro minuti di orchestrazioni create con le tastiere, canti solenni ed elegiaci (con un coro più ampio, vista anche la presenza di alcuni ospiti) e il solo glockenspiel come strumento ritmico. Una piccola sorpresa molto gradevole, anche se non aggiunge molto di più all’album. Chi aveva già avuto modo di ascoltare qualche concerto (o qualche registrazione dei concerti) tenuto dai Magma negli ultimi anni non può essere sorpreso dai contenuti del cd, che confermano l’enorme qualità di quello che è diventato già un nuovo splendido classico della band (anche se forse dal vivo riesce ad essere ancora più coinvolgente e a far risaltare ancora di più la classe di Stella). Di certo la sorpresa può sconcertare un po’ chi si imbatte per la prima volta in questi Magma più “gentili”; inoltre, a parer di chi scrive, c’è anche la possibilità che per chi invece li aveva considerati troppo ostici questa sia una ghiottissima occasione di avvicinarsi con maggiore facilità alla loro musica. E’ importante comunque non fermarsi ad un ascolto superficiale dell’album, che, come abbiamo accennato, di primo acchito può spiazzare, ma che man mano che viene assimilato fa rendere conto della bontà dell’ennesima magnifica composizione targata Vander, sotto certi aspetti più ariosa del solito, persino più gioiosa, ma che pure non nasconde per nulla quell’aura minacciosa e misteriosa sempre presente nella musica dei Magma. Non abbiate timore, quindi, di trovarvi di fronte ad nuovo “Merci” di distacco completo verso il passato della band, perché non si tratta affatto di un album troppo “leggero”, ma di una nuova meraviglia nella discografia dei paladini della musica zeuhl. E se qualcuno non è proprio soddisfatto del risultato finale, preferendo i Magma più tellurici, non deve far altro che pazientare (chissà quanto) e aspettare che “Slag Tanz”, altro inedito presentato in concerto, arrivi alla sua versione definitiva e venga registrato.
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